Collezione permanente e Mostra Medardo Rosso – Dialogo tra antico e moderno
La scorsa domenica, approfittando della bella iniziativa istituita dal Ministro Franceschini, #domenicalmuseo, siamo andati al Palazzo Altemps, in un angolo meraviglioso di Roma adiacente alla sede del Senato, all’angolo di Piazza Sant’Apollinare.
Casualmente siamo riusciti ad accorparci al gruppo organizzato con guida delle ore 12.00 – una visita gratuita, narrata nel dettaglio da un appassionato ragazzo del gruppo Coop Culture, cooperativa operante nel settore dei beni culturali con professionisti altamente formati e percorsi tematico narrativi d’eccellenza. Con la stessa Coop Culture, mesi fa abbiamo visitato la Domus Aurea, un percorso guidato sotterraneo a due passi dal Colosseo, in tutta sicurezza e con una guida anche lì squisita. Visita anche questa super consigliata!
Tornando alla nostra narrazione, scopriamo dalla nostra guida che Palazzo Altemps, è stato un palazzo con una storia particolarmente travagliata, passato di mano in mano a numerose famiglie baronali. Nel Cinquecento va in mano a cardinali ed ambasciatori e addirittura ai lanzichenecchi durante il Sacco di Roma, per poi essere acquisito nel 1568 dal cardinale austriaco Marco Sittico Altemps.
Vale la pena a questo punto raccontarvi un aneddoto legato al palazzo ed ai suoi abitanti. A questi anni infatti risale la nobiltà ma anche la storia “nera” della famiglia: il figlio naturale di Marco Sittico, Roberto, prefetto delle armi papali ad Avignone sotto Sisto V, fu accusato di adulterio e fatto decapitare a 20 anni, nel 1586, dallo stesso Papa Sisto V, per aver sposato una degli Orsini, suoi nemici giurati.
Qualche papa dopo, Clemente VIII Aldobrandini, donò alla famiglia le spoglie del Papa Aniceto per arricchire la cappella privata di Palazzo Altemps ma a memoria imperitura del sopruso, il figlio Giovanni Angelo Altemps, secondo duca di Gallese, fece dipingere nella stessa cappella del palazzo, nel 1617, un grande affresco che riproduceva la decapitazione del padre in chiave molto allegorica come avrete modo di leggere lungo gli affreschi della cappella presente nel palazzo, cappella nella quale tutte le domeniche alle ore 10.30 si tiene messa con rito latino. Senz’altro anche questa un’esperienza da non perdere.
Dopo un sano gossip storico, la nostra guida ci accompagna nella prima sala del palazzo, e fin da subito si può notare la forte commistione antico e moderno presente nel palazzo in quanto è allestita insieme alla collezione permanente una bellissima mostra dello scultore romano Medardo Rosso visitabile fino al 2 febbraio 2020.
Un bellissimo gruppo scultoreo, l’Ares Ludovisi, ci accoglie con dettagli quasi vivi, parlanti, nelle vene del corpo, tra i riccioli del bambino chinato ai suoi piedi e la guida ci informa che tra quei marmi antichi e rinascimentali si cela la mano dell’abile Bernini che l’ha rimodellato ridandone lustro.
Dialoga con l’Ares Ludovisi un meraviglioso eroe della guerra di Troia, uno degli ultimi, uno dimenticato e ripreso dalle abili mani di Medardo Rosso, uno scultore, artista, spesso definito come l’ultimo impressionista, colui che plasma con fretta e istantaneità le proprie opere scegliendo spesso tra i suoi protagonisti e soggetti prediletti gli ultimi, gli umili, i dimenticati, gli ingenui.
Un’altra opera particolare tra le tantissime ospitate nel palazzo, è il Trono Ludovisi, uno splendido esempio greco di trittico marmoreo scintillante, splendente, “glamorous” lo definiremo noi oggi.
Il bassorilievo rappresenta sul davanti una figura femminile vestita di chitone sorretta da due Horai che sorreggono anche un leggero velo che in parte nasconde la scena. Sui lati destro e sinistro sono rappresentate due figure sedute su un cuscino: a sinistra una ragazza nuda che suona il diaulos; a destra una donna, certamente una sacerdotessa – sposa, con chitone e mantello rialzato sulla testa che pone in un bruciaprofumi grani di incenso presi da una pisside. L’opera è datata al V secolo a.C., tra il 460 e il 450 a.C.
L’interpretazione più accreditata ritiene che il soggetto rappresenti la nascita di Venere dalla spuma del mare a Cipro. Il marmo greco, scopriamo dalla guida, è un particolare marmo che deriva dall’isola di Thassos.
Andando avanti nel percorso espositivo del museo, si incontrano meravigliosi busti di statue, sarcofagi, il più bello tra tutti certamente il Sarcofago Grande Ludovisi che narra le battaglie tra romani e barbari – ben evidenti i tratti romani (primo dettaglio senz’altro quello della non barba – soldati senza barba o con barba cortissima ben curata) e quelli barbari (le barbe ed i baffi dei soldati).
Infine un’ultimissima opera che non si può non citare è quella del Galata suicida, gioiello della collezione di Palazzo Altemps. Trattasi di un’opera del I sec. a.C. Mostra un guerriero colto nell’atto di suicidarsi conficcandosi una spada corta tra le clavicole. La punta della spada è già entrata nel corpo. È ben sorretto dalle gambe poste divaricate che, insieme al busto, sono protese verso destra, mentre la testa è fieramente rivolta all’indietro. Il corpo nudo, coperto solo sulla schiena da un mantello che vola dinamicamente, mostra la dettagliata muscolatura del guerriero. L’immagine è incentrata sulla parte dove, con la mano destra, si trova ad impugnare la spada già penetrata tra le clavicole. La moglie è abbandonata sulle ginocchia, ormai a un passo dal suo “sonno eterno”. La scultura evoca profonde sensazioni di eroismo e pateticità, del decidere del proprio destino come ci dice la guida, a evidenziare il valore dei vinti e quindi, di riflesso, anche quello dei vincitori.
La mostra di Medardo Rosso, si snoda tra questo sontuoso e ricco palazzo, quasi tutta incentrata in un’ala ad esso riservata nel sempre continuo dialogo tra antico e moderno.
Un allestimento attentissimo alla cura dell’opera d’arte, con sistemi di preservazione delle temperature ideali per l’opera incorporati nelle teche, dona e conferisce attenzione alle creazioni dello scultore romano.
Bambina ridente, Enfant malade, Ecce Puer, Uomo che legge, Enfant Juif, Rieuse, Grand Rieuse – queste le più grandi opere di Medardo Rosso esposte nelle loro varie singole versioni affiancate ad un apparato fotografico dello stesso artista che oserei definire sublime.
Medardo Rosso si era infatti fin da subito affezionato alla fotografia, fin dai primi anni della sua comparsa, come tanti impressionisti dell’epoca, Monet, Nadar, Brancusi.
A passi lenti, scorrendo tra le fotografie di Medardo Rosso in bianco e nero, si avrà la sensazione di essere per un attimo partecipi ad un’altra epoca, all’angolo di una finestra, nel suo studio, in un vedo e non vedo poetico e avvolgente.
Se avrete modo di visitare questo bellissimo palazzo, vi consigliamo di affacciarvi per un momento dalla Loggia affrescata da Antonio Viviani così da assaporare per un attimi quei tempi meravigliosi che Palazzo Altemps ha incarnato nel passato.